Assalto di pescatori alla caserma della Guardia Costiera di Licata avvenuto il 4 Maggio 2021.
Questa Associazione Sindacale non può esimersi dall’esprimere profonda solidarietà e sentita vicinanza ai colleghi dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Licata per i fatti occorsi in data 04 Maggio 2021.
A scatenare i tumulti è stata l’attività di vigilanza pesca operata da una motovedetta d’Altura della Guardia Costiera nell’ambito in un tratto di mare interdetto alla pesca, sia professionale che sportiva, perché ricadente in Area Marina Protetta e di Ripopolamento biologico.
Infatti l’unità militare classe 200 proprio durante tale mirata attività di vigilanza ha intercettato, fermato e sanzionato un Motopeschereccio, appartenente alla locale marineria, intento in attività illecita di pesca a strascico nel tratto di mare interdetto.
Gli stessi dopo essere stati inviati nella mattinata di ieri in zona portuale ad effettuare controlli per il contrasto della pesca illegale della “falloppa“, individuavano pescatori di frodo nella zona, procedevano al sequestro delle attrezzature.
I pescatori di frodo adirati per la presenza dello Stato inveivano contro i militari e organizzavano una protesta direttamente nella sede della locale Capitaneria.
I compiti di polizia giudiziaria a carattere specialistico affidati al Corpo riteniamo siano importanti tanto quanto qualsiasi attribuzione di compiti di polizia a carattere generale e dovrebbero aver maggiore riconoscimento, un primo passo sarebbe un implemento delle dotazioni di reparto e l’adozione di dotazioni individuali per i guardiacoste, nonché una rielaborazione degli standard addestrativi.
Una maggiore specializzazione del personale con la suddivisione dei compiti di polizia da quelli di soccorso, auspichiamo inoltre che il progetto del N.S.I., possa crescere per non dover contare sul supporto delle altre forze di polizia in caso di avvenimenti come quelli occorsi nella giornata di ieri.
Esprimiamo piena solidarietà anche al Comandante della Capitaneria di Porto di Taranto, sicuri che possa svolgere il suo compito col pieno sostegno del Prefetto e del nostro Comando Generale in modo da poter mettere la parola fine a questo sistema illegale.
Sicurezza e difesa. È giunta l’ora di dire basta alle vili aggressioni e ai pestaggi che sono costretti a subire gli operatori! “Dopo l’ennesima aggressione, è giunta l’ora di dire basta!”, questo ci si aspetterebbe di sentir dire dalla classe politica, vista l’escalation di aggressioni (una ogni 3 ore), spesso cruente, ai danni degli agenti, dei carabinieri, dei finanzieri e dei militari che operano nelle città, nonché degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria che vivono drammi quotidiani nei penitenziari sovraffollati e di tutte le “helping professions“.
Operatori della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico, al servizio dello Stato che, con “strumenti vecchi e spuntati”, cercano di difendere e tutelare l’essenza stessa dello Stato, di una nazione.
Giacché, come spesso si sente dire in roboanti comunicati o dichiarazioni (guarda caso, quasi sempre dopo gli accadimenti), la sicurezza è precondizione dell’esistenza di uno Stato civile, senza la quale nulla può essere costruito e mantenuto in piedi.
Basta con episodi balzati agli onori della cronaca giornaliera, proprio come quello che, vile e dissacrante, è andato in onda qualche giorno fa su “Striscia la notizia” che ha visto protagonisti diversi Carabinieri, chiamati a difendere la meritoria e coraggiosa denuncia del noto giornalista Vittorio Brumotti, accerchiati da spacciatori e fiancheggiatori, rispetto ai quali sono apparsi inermi difronte alla furia degli aggressori.
Per non parlare delle continue aggressioni, molte delle quali con atti di violenza inaudita nei confronti di poliziotti, finanzieri e militari che giornalmente sono impiegati nel controllo delle città e presso i centri di accoglienza, nonché contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti di detenzione.
Sono tantissime le “denunce” e le testimonianze provenienti da coloro che non ci stanno più a convivere in questo ingarbugliato e triste habitat, con poche regole e scarse certezze e che non tollerano più questo sistema ormai giunto al capolinea, i cui limiti sono stati messi ancora più in evidenza dalla pandemia e dall’aggravarsi delle quotidiane difficoltà a cui i cittadini, di ogni ceto sociale, devono comunque far fronte.
Basta con le vili aggressioni infarcite di violenza, ai danni degli operatori di polizia, centinaia da inizio anno, sino al triste primato di averne una ogni 3 ore, considerata la totale certezza di assoluta impunità garantita dall’attuale sistema.
Il personale rappresentato dalle Organizzazioni sindacali sottoscrittici, sente tutto il peso del proprio ruolo al servizio della collettività, sempre pronto, oltreché per dovere di servizio e per indole, a stare al fianco dei più deboli e bisognosi, anche a mettere in pratica piccoli gesti quotidiani di altruismo, ma non può più accettare di subire passivamente violente aggressioni che si traducono quotidianamente in veri e propri pestaggi.
Basta con una malcelata “arte dell’arrangiarsi”, o con il dover “mettere le mani dietro la schiena” quando si è aggrediti, a causa di una legislazione permissiva e inadeguata o per il timore di andare incontro ad assurde accuse, quando, in realtà, sono gli operatori le reali vittime.
Nonostante sia evidente che gli operatori della sicurezza e della difesa necessitino di maggiori tutele operative, legali e sindacali, la classe politica continua a far finta di nulla e a legiferare norme che vanno nella direzione opposta.
Ne è l’esempio la completa inadeguatezza della legge per la definizione delle prerogative sindacali del personale militare, attualmente all’esame della Commissione Difesa del Senato, da emanarsi in aderenza alla Sentenza della Corte Costituzionale 120/18 e che consegnerà loro un modello sindacale non in grado di tutelare coloro che rischiano ogni giorno la propria vita per il Paese.
Ed è proprio per questo motivo che è stata lanciata una raccolta di firme per una legge ad iniziativa popolare che intervenga in merito, assicurando che chiunque aggredisce un appartenente alle Forze di polizia o a qualsiasi helping professions che garantiscano servizi di pubblica utilità o servizi pubblici essenziali, deve scontare la reclusione o l’affidamento ai lavori socialmente utili.
Giacché solo la certezza e l’immediatezza della pena concreta può arrestare questa involuzione comportamentale che sta minando la tenuta sociale della nostra nazione.
Alla luce di ciò, le sottoscrittrici Organizzazioni Sindacali chiedono alle Istituzioni di mettere nelle migliori condizioni gli operatori, al fine di poter fornire una maggiore sicurezza alla collettività, con strumenti e con una legislazione rivisitata e innovata, che non solo garantisca una reale certezza della pena, ma fornisca, a priori, agli operatori quegli strumenti necessari ad esercitare il proprio ruolo a presidio della legalità, con autorevolezza e con precise regole d’ingaggio.
Roma, 06 maggio 2021
La Segreteria Nazionale del SI.NA.G.